Terremoto tra Umbria e Marche: addio alla stazione di Norcia, capolinea della “Calabro-Lucana” umbra…
Con queste riflessioni del nostro associato Alessandro Moscetti, residente a Terni, vogliamo dare il nostro piccolo contributo alle popolazioni di Lazio, Marche ed Umbria colpite dalla disastrosa sequenza sismica avviata lo scorso 24 agosto con il terremoto che ha distrutto Amatrice…e che speriamo vivamente possa essersi conclusa con la scossa di ben 6,5 gradi della scala Richter del 30 ottobre, che ha quasi raso al suolo il bellissimo borgo di Castelluccio di Norcia. Gravissimi danni anche al patrimonio artistico di Norcia, dove è purtroppo andata totalmente distrutta anche la ex stazione ferroviaria, che si trovava al capolinea della storica ferrovia a scartamento ridotto che collegava Norcia a Spoleto, dismessa nel 1968. Una ferrovia a scartamento 950 mm, seppur elettrificata, da sempre considerata una sorta di “cugina” delle nostre Ferrovie Calabro-Lucane per caratteristiche e funzione di collegamento delle aree maggiormente “marginalizzate” dell’entroterra.
Prima di lasciarvi alle riflessioni (pubblicate anche sul blog personale di Alessandro Moscetti, Orizzonti Sfocati), vogliamo ricordare l’importante azione messa in campo dal Gruppo Ferrovie dello Stato ed in particolare dalla controllata Trenitalia, a favore degli sfollati rimasti senza abitazione: 13 carrozze cuccette tipo UIC-X sono state dislocate nelle stazioni di Fabriano e Foligno, offrendo un totale di 720 posti letto, in scompartimenti costantemente riscaldati ed illuminati attraverso il REC di un locomotore elettrico sempre in presa.
Tra l’altro, sette di queste carrozze (quelle in sosta a Foligno), sono state inviate dall’impianto di Reggio Calabria (qui il video del trasferimento).
L’ultimo giorno?
“Io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati” – Fabrizio De André, Giugno ’73
“Nel pomeriggio del 31 luglio la Società Spoletina comunicava al personale della linea che la corsa da Spoleto a Norcia delle 19:12 si sarebbe effettuata con l’autobus invece che con il treno. Così vi fu un gran movimento sul piazzale dello scalo norcino per la formazione dell’ultimo convoglio che doveva ricondurre a Spoleto tutti i rotabili. Alle 17:10 l’elettromotrice A2, completa di viaggiatori, partiva verso Spoleto, trainando una vettura passeggeri, il carro spartineve P90 e un trabattello. Dopo aver dato il via al convoglio, il capostazione di Norcia Altobelli disponeva lo scambio per il corretto tracciato. Il gesto, apparentemente inutile, si dimostrerà quasi profetico quando, più tardi, giungerà da Spoleto un’elettromotrice al posto del programmato autobus. L’ultimo convoglio da Spoleto per Norcia mosse intorno alle 19:40; con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario di marcia. La Spoletina aveva affisso, qualche ora prima, un cartello in cui si avvisavano gli utenti della soppressione dell’ultima corsa che si sarebbe invece effettuata con autobus. Ma già una quarantina di persone avevano preso posto sul convoglio ed altre erano in attesa di salirvi. A nulla valsero gli inviti del personale di servizio, i capistazione Farinelli e Naticchioni, per convincere gli utenti a raggiungere l’autobus che nel frattempo era arrivato nel piazzale esterno della stazione di Spoleto. Tra i passeggeri il rifiuto si unì alla commozione dell’ultimo viaggio sul trenino celeste. Il macchinista Mattioli e il controllore Ottaviani furono tra i testimoni dell’ultimo sferragliante treno in Valnerina. Anche l’ingegner Basler, ormai ottantaduenne, all’ombra del grande viadotto della Caprareccia. sventolava il fazzoletto in segno di addio. L’elettromotrice, giunta a Norcia, venne ricoverata nella rimessa. Vi rimase per più di un anno.”
Adriano Cioci – Spoleto Norcia, una ferrovia alpina nel cuore dell’Umbria – Calzetti Mariucci, 1997
Questo il racconto che Adriano Cioci, il massimo biografo della Ferrovia Spoleto Norcia, autore di ben due monografie sulla ferrata, ci consegna degli ultimi istanti di vita ferroviaria della stazione di Norcia, in quel lontano 31 luglio del 1968. Da allora il piccolo e grazioso manufatto, posto poche decine di metri fuori della cinta muraria, saluta i viandanti in transito e diretti verso la zona industriale, il Pian Grande di Castelluccio, le Forche Canapine, la Forca di Ancarano o Cittareale. Dopodiché fu rapidamente spogliata dell’armamento ferroviario, la zona adiacente fu adibita a “Giardino Pubblico”. Negli ultimi anni, l’area è stata interessata dai lavori per il “rispristino e la conservazione dell’ex tracciato della Ferrovia Spoleto Norcia” volti a preservare i manufatti esistenti e trasformare il sedime in sentiero ciclabile e pedonale interamente fruibile. Furono stanziati alcuni anni fa dei fondi, comunitari e regionali, da destinare allo scopo. Va premesso che il fabbricato viaggiatori della stazione di Norcia fu precedentemente restaurato già alcuni anni prima ad opera del Comune di Norcia che lo utilizzò anche, per un limitato periodo di tempo, sfruttando gli spazi interni come spazio espositivo. Lo sciame sismico inaugurato la notte del 26 agosto 2016, e ripreso nel pomeriggio 26 ottobre del 2016, l’aveva seriamente lesionata; l’ultima devastante scossa di terremoto alle 7:41 del 30 ottobre 2016 l’ha definitivamente rasa al suolo. Lasciando a bordo della strada un cumulo di macerie. E, con il cuore gonfio di tristezza, dubito fortemente che potrà risorgere. Sebbene anche lei, non meno della Basilica di San Benedetto, dell’abitato di Castelluccio o della chiesa di San Salvatore nella frazione di Campi, sia testimone dell’eccezionalità di questa tornata sismica che sta mettendo in ginocchio la zona. Perché questa piccola grande stazione, aveva passato indenne gli altri due terremoti del 1979 e del 1997, ma nulla ha potuto questa volta.
La ferrovia Spoleto – Norcia è stato il mio primo e più grande amore ferroviario; e forse oggi un suo pezzo se ne è partito davvero per l’ultimo viaggio, quello definitivo, senza ritorno. Come Roger Keith “Syd” Barrett è morta due volte; nel 1968, quando ha perso il treno, e stamattina, quando un dannato sisma l’ha ridotta in un cumulo di macerie, avvolgendo i miei ricordi in una nuvola di polvere.
“È troppo tardi ma è presto se tu te ne vai.” – Gino Paoli, Una lunga storia d’amore