I Ragazzi della Fiumarella: tante emozioni, grandi riflessioni…
Si è tenuta la scorsa domenica 22 aprile, presso la sede della Pro Loco di Soverato e sede del costituendo Museo della Ferrovia Jonica, al primo piano della stazione FS soveratese, la presentazione del libro “I Ragazzi della Fiumarella”. Un’opera da alcuni mesi ben nota in Calabria e non solo, dedicata alle 71 vittime del tragico incidente ferroviario avvenuto alle porte del capoluogo di regione, sulla ferrovia Catanzaro – Cosenza delle allora Mediterranee Calabro Lucane, il 23 dicembre 1961. Un libro, pensato, letteralmente costruito tassello su tassello, pagina per pagina dal nostro amico Giovanni Petronio di Decollatura, con il quale abbiamo condiviso e continuiamo a condividere le battaglie per il rilancio della Ferrovia Catanzaro – Cosenza. Un libro difficile, che racchiude al suo interno la responsabilità di ricostruire una tragica vicenda che, anno dopo anno, stava scomparendo dalle memorie della popolazione calabrese: ma mentre l’autore ricostruiva con grandi difficoltà le vicende e le vite delle 71 vittime, in gran parte giovanissime, allo stesso tempo l’impostazione storica del libro, finanche nelle più impercettibili sfumature, è stata attentamente studiata affinchè non venisse lesa la sensibilità di nessuno: superstiti, parenti delle vittime, parenti di coloro che potrebbero (e si sottolinea “potrebbero”) aver causato il tragico fatto.
Ma per conoscere a grandi linee cosa accadde quel terribile giorno, consigliamo una lettura per iniziare alla pagina wikipedia dedicata proprio a questo incidente e, ovviamente, consigliamo vivamente di leggere questa a dir poco “incredibile” opera di Giovanni Petronio: opera che se non fosse stata realizzata oggi, probabilmente tra qualche anno sarebbe stato definitivamente impossibile ricostruire le memorie storiche.
Dopo queste dovute premesse, passiamo ad una breve sintesi dell’iniziativa di domenica scorsa, organizzata in collaborazione tra l’Associazione Ferrovie in Calabria e la Pro Loco di Soverato. Il dibattito, moderato dall’amico giornalista Rai ed oggi presidente della pro loco soveratese, Pietro Melia, dai relatori previsti in scaletta, ovvero il Prof. Ulderico Nisticò (storico soveratese), Roberto Galati (presidente dell’Associazione Ferrovie in Calabria) ed ovviamente l’autore del libro, Giovanni Petronio, si è esteso anche ad alcune importanti figure del territorio soveratese e non, che hanno presenziato all’importante iniziativa: ci riferiamo all’amico Natale Giaimo, sindacalista, appassionato e Capo Stazione di Ferrovie della Calabria, il Generale Pasquale Martinello, ed il supersiste del tragico incidente, Emanuele Panucci, al quale dedicheremo tra qualche rigo un riassunto della sua agghiacciante ricostruzione del deragliamento. Sono intervenuti anche il Presidente dell’UNPLI Catanzaro, Vitaliano Marino, e la Referente di Slow Food Calabria, Marisa Gigliotti.
Ognuno ha dato un grande contributo storico/culturale all’evento, iniziando dal Prof. Ulderico Nisticò che ha ricostruito la funzione sociale rivestita dalla ferrovia in genere all’interno del territorio calabrese, contribuendo al suo sviluppo economico ed anche culturale (con la nascita della categoria sociale dei ferrovieri, divenne per la prima volta possibile far studiare tantissimi calabresi, figli proprio del personale ferroviario, beneficiario di uno dei rari stipendi fissi nei primi del 900). Sulla stessa linea anche noi di Associazione Ferrovie in Calabria, che abbiamo ribadito l’importanza soprattutto odierna del trasporto su ferro, come mezzo di trasporto dagli elevatissimi standard di sicurezza ed a basso impatto ambientale, senza contare che un serio trasferimento dalla strada alla ferrovia di persone e merci, consentirebbe di ridurre in modo considerevole l’incidentalità stradale che ogni anno causa circa 3000 vittime in tutta Italia. Chiaramente, rimanendo in tema con il libro presentato, abbiamo rimarcato la nostra battaglia che va avanti da anni, legata al ripristino integrale della Ferrovia Catanzaro – Cosenza, via di comunicazione insostituibile per i territori del savuto e del reventino, e ad un non più rinviabile upgrade tecnologico (finalmente finanziato proprio alcuni mesi fa) per portare questa tratta ferroviaria agli stessi standard di sicurezza della rete nazionale di RFI, attraverso l’installazione di sistemi di supporto alla condotta/controllo marcia treno.
Su queste tematiche è intervenuto anche Natale Giaimo, ricordando le sue istanze proprio relative alla sicurezza sulle reti ferroviarie ex “concesse”, in primis ovviamente Ferrovie della Calabria: gli attuali standard sono comunque molto alti, considerando che la circolazione dei treni sulla Catanzaro – Cosenza è gestita tramite Comando del Traffico Centralizzato, ma sistemi di “annullamento” dei seppur rarissimi errori umani, già da anni installati sulle linee RFI e sui convogli su di esse circolanti, porterebbe al top i livelli di sicurezza anche sulla linea a scartamento ridotto tra le due importanti città calabresi.
Il Generale in pensione Pasquale Martinello, si è invece concentrato su un excursus storico legato agli utilizzi bellici durante la II Guerra Mondiale della rete ferroviaria calabrese, in particolare della linea Jonica, ricordando in prima persona, anche in questo caso, l’importanza della ferrovia in Calabria sia in periodo di pace che, purtroppo, anche di guerra.
Avviandosi verso la conclusione dell’iniziativa, rotta la ben comprensibile emozione iniziale, è stata la volta dell’intervento del superstite Emanuele Panucci, che ha raccontato minuto per minuto tutto ciò che ricordava di quel terribile giorno. Il sig. Panucci all’inizio del viaggio sul convoglio deragliato sul viadotto della Fiumarella, si trovava proprio sulla rimorchiata RA 1006: successivamente scese e salì sull’automotrice di testa, la M2.123, per recuperare alcuni libri e lì, per sua fortuna, ci rimase. I viaggiatori dell’automotrice iniziarono a notare che qualcosa non andava, nella galleria precedente al viadotto dell’incidente: il convoglio iniziò a prendere velocità, correndo in modo innaturale. Scoppiò il panico: tutti iniziarono ad urlare al macchinista di frenare, ma a quanto pare non ci riuscì. Arrivati sullo stretto viadotto in curva, il sig. Panucci, dai vetri della porta di testa dell’automotrice, vide il rimorchio oscillare verso il lato interno del ponte, rimettersi in piedi, e poi sparire sul lato opposto. Contemporaneamente sull’automotrice si sentì un violento strattone. Il gancio si era purtroppo spezzato, ed in quei secondi il rimorchio precipitava da 40 metri di altezza sul greto della Fiumarella. Al termine del ponte, l’automotrice riuscì a fermarsi: in 7 scesero da essa, tra cui Emanuele Panucci, e si precipitarono sotto il ponte a soccorrere i superstiti a bordo di quel che restava della rimorchiata. Uno strazio indescrivibile.
I soccorsi giunsero dopo un tempo che il sig. Panucci non ricorda, ma dalle cronache pare arrivarono con la stessa automotrice che proseguì per Catanzaro Città proprio per caricare i soccorritori, che diversamente in quel luogo impervio non ci sarebbero potuti arrivare.
Un lungo applauso e tanta commozione è seguita al racconto di Emanuele Panucci, e la parola è passata all’autore del libro, Giovanni Petronio. Il senso di responsabilità e di salvaguardia della memoria della propria comunità di Decollatura, quella che vide il maggior numero di giovanissime vittime in questo incidente, lo ha spinto ad intraprendere questo ciclopico ed allo stesso tempo certosino lavoro. La ricostruzione delle vite dei veri e propri martiri del pendolarismo, da promettenti studenti di un’Italia che da poco usciva dalla guerra, a lavoratori con il loro tanti doni per l’imminente Natale, ha in un certo senso fatto rivivere dopo quasi 60 anni quelle 71 persone fino oggi vergognosamente ed ingiustamente semi-dimenticate. La lettura finale di un passo del libro, dedicato al giovane studente Ilario Audino, promettende figura politica che si batteva per l’uguaglianza sociale ed i diritti dei cittadini, con tantissima commozione, ha avviato l’iniziativa verso la conclusione, al termine della quale è intervenuta, come anticipato, l’Arch. Marisa Gigliotti, originaria di Serrastretta, che ha rimarcato l’infinita bellezza di un percorso ferroviario ingiustamente dimenticato nei decenni, che potrebbe rappresentare un grande volano di sviluppo territoriale turistico, oltre che per la mobilità pendolare.
Durante il dibattito si è ovviamente discusso anche di responsabilità dell’incidente, reali o presunte, ma come sempre specificato dal nostro amico Giovanni Petronio, pesando sempre ogni parola per non ledere la dignità di chi uno dei più gravi incidenti ferroviari italiani lo ha vissuto di persona. Quel che è certo, è che ancora oggi molti interrogativi rimangono inevasi: si è trattato di errore umano, o di malfunzionamento all’impianto frenante del convoglio? Forse non lo sapremo mai, ma tante altre vicende antecendenti e successive all’incidente, come annunciato dall’autore del libro, che ancora una volta ringraziamo per averci donato questa grande opera e per aver ridato vita, in un certo senso, a chi la vita l’ha persa in questo modo straziante ed assurdo, verranno dettagliatamente affrontate in una seconda pubblicazione, in corso di redazione.
Fotografie di Giuseppe Leuzzi e Maria Palazzo – www.ferrovieincalabria.it