Una nuova vita per la vecchia Paola – Cosenza?
Una delle “big” della storia del trasporto su rotaia calabrese che ancora ci mancava, finalmente è stata metaforicamente “espugnata”! Domenica scorsa, infatti, si è tenuta la prima escursione esplorativa sulla vecchia ferrovia Paola – Cosenza, a 30 anni dalla dismissione del 28 aprile 1987, quasi in concomitanza con l’attivazione (31 maggio 1987) del nuovo tracciato ferroviario elettrificato in galleria tra Bivio Pantani e Bivio Settimo, ovvero una sorta di “direttisima” quasi interamente in galleria (la “Santo Marco”) tra Paola e Castiglione Cosentino, lungo circa 27 km, che ha cambiato ovviamente in positivo l’appetibilità dei collegamenti ferroviari tra Cosenza ed il resto d’Italia, attraverso il versante Tirrenico.
Il tracciato originario di 35 km, ancora oggi interamente esistente seppur in condizioni precarie, pur non essendo eccessivamente più lungo rispetto a quello nuovo, a causa di un percorso costruito sulla base delle capacità ingegneristiche del 1915, era molto più accidentato a livello di acclività, raggi di curvatura ed in generale molto soggetto a criticità idrogeologiche. Proprio quello dell’acclività, fu un problema che venne superato servendosi della ben nota “rotaia dentata” meglio conosciuta come cremagliera, installata su ben 12 km di tracciato, ovvero tra le stazioni di Paola e San Lucido, da San Lucido a Falconara Albanese e da San Fili a Rende, con pendenze massime del 75‰.
Ed a proposito di stazioni, a differenza della nuova linea che essendo quasi interamente in galleria non conta stazioni lungo il suo percorso (con l’eccezione del Posto di Movimento Santo Marco all’interno della galleria), il vecchio tracciato ne contava ben 4: da Paola si trovavano in sequenza San Lucido, Falconara Albanese, San Fili e Rende. La stazione di Castiglione Cosentino ricadeva anch’essa sul vecchio tracciato, ma è “sopravvissuta” ed oggi è servita dalla nuova linea. In origine, da Castiglione Cosentino il tracciato ferroviario proseguiva fino al centro di Cosenza, dove la ferrovia terminava nella vecchia stazione ferroviaria sita in Piazza Mancini, di fronte alla stazione di Ferrovie della Calabria di Cosenza Centro. Sempre nel 1987, questo storico (ed utilissimo impianto) venne sostituito dall’enorme stazione di Cosenza Vaglio Lise (collegata con il centro da un tratto ferroviario a scartamento ridotto di FdC, costruito ex-novo), purtroppo lontana dal centro abitato e per questo motivo da sempre sottoutilizzata.
Il materiale rotabile che circolò sulla vecchia Paola – Cosenza fu sia a vapore che diesel: relativamente alle vaporiere, ricordiamo le mitiche locomotive gruppo 981 (8 unità, paradossalmente ancora tutte esistenti, seppur non funzionanti) dotate di ruota dentata, che fino al 1987 garantirono gli ultimi servizi merci su questa tratta, assieme all’inseparabile carrozza freno. Vogliamo ricordare, tra l’altro, che la Paola – Cosenza fu l’ultima linea ferroviaria italiana delle FS ad avere servizi ordinari a vapore, a ridosso degli anni ’90! Ma la gran parte del traffico viaggiatori (a parte l’eccezione della vettura diretta Cosenza – Roma Termini trainata/spinta dalle vaporiere), fu appannaggio delle littorine: si è partiti con le ALn56 serie 1900 dotate di cremagliera, e si è finiti con le relativamente “moderne” ALn64 accantonate definitivamente nel 1990, poichè utilizzate anche dopo la chiusura della “loro” ferrovia, con treni degli studenti lungo la linea tirrenica attorno Paola.
Ma dopo questo necessario excursus storico, veniamo alla giornata di domenica, iniziata da un raduno dei partecipanti alla stazione di San Lucido Marina, sulla ferrovia Tirrenica Meridionale: prima di tutto, vogliamo ringraziare di cuore per la partecipazione e per aver garantito l’ottima riuscita dell’evento, gli amici dell’associazione San Lucido Cerasuolo coordinati da Alberto Tocci (organizzatore di un convegno dedicato alla Paola – Cosenza, tenutosi lo scorso 11 marzo), e la sezione cosentina di FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) rappresentata da Marcello Carbone. Assieme abbiamo discusso, durante l’escursione, delle prospettive di recupero, per lo meno parziale, di questo tracciato ferroviario. Specifichiamo chiaramente che, purtroppo, pensare ad un ritorno del servizio ferroviario di qualsiasi tipologia (turistico e non), è una ipotesi assolutamente remota. Le condizioni del tracciato, totalmente abbandonato da 30 anni, fanno sì che un ripristino integrale dell’infrastruttura e delle relative opere d’arte abbia costi poco sostenibili e soprattutto difficilmente giustificabili da un ritorno economico dei servizi ferroviari da ripristinare.
Chiaramente tutto ciò non lo escludiamo a priori, ma sicuramente ad oggi, viste le condizioni della ferrovia e delle relative infrastrutture, l’ipotesi più realistica è una riqualificazione minimale dell’armamento, delle opere d’arte maggiormente danneggiate dall’incuria e di alcuni fabbricati, per permettere l’avvio del cicloturismo. Ma ci riferiamo ad un cicloturismo molto particolare, del quale abbiamo discusso con l’amico Marcello Carbone di FIAB, molto diffuso in altre nazioni europee ma, purtroppo, ancora poco conosciuto in Italia (anche se ancora per poco): ci riferiamo ai simpaticissimi Velorai. I velorail sono dei quadricicli su rotaia, che permettono di visitare in modo alternativo un territorio, su dei veri e propri “tandem ferroviari”!
Domenica abbiamo visitato, seppur al momento in modo non approfondito viste le poche ore a disposizione (ma ritorneremo presto sul tracciato per ulteriori sopralluoghi), tutte le stazioni poste sul tracciato ed i tratti di ferrovia maggiormente interessanti dal punto di vista paesaggistico. Assieme agli amici di San Lucido Cerasuolo e FIAB, abbiamo quindi individuato, come step iniziale, quello che potrebbe essere il primo tracciato Velorail. Parte dal bellissimo viadotto San Giovanni (posto tra le stazioni di San Lucido e Falconara Albanese), passa per la stazione di Falconara Albanese, e prosegue fino all’imbocco della galleria di valico (lunga circa 4 km) che conduce poi a San Fili e quindi sul versante cosentino della linea.
Lungo questo percorso individuato, abbiamo notato le poco note bellezze paesaggistiche, con la ferrovia che si trova praticamente su una balconata affacciata sul mare, alternando le bellissime viste sulla poco distante costa tirrenica turisticamente già sviluppata (con contemporanea vista di Stromboli e del promontorio del Cilento!) a lussureggianti campagne. La stazione di Falconara Albanese, sita proprio nella frazione “Cerasuolo”, potrebbe diventare il punto di snodo per altre escursioni già oggi organizzate dall’associazione San Lucido Cerasuolo, un punto di ristoro ed ovviamente un piccolo museo ferroviario con monumentazione di rotabili legati a questa tratta ferroviaria (magari il primo potrebbe essere la vaporiera 981 006 ancora oggi accantonata a Cosenza). Non molto lontano il centro storico di Falconara Albanese, dove poter proseguire con il tour di visite guidate.
Ma chiaramente questo potrebbe essere solo uno dei percorsi in Velorail istituibili lungo questo storico tracciato ferroviario, che ancora oggi non finisce mai di stupirci e sembra non voler gettare la spugna: in pochi sanno che il tracciato iniziale lato Cosenza, da Castiglione Cosentino alla stazione di Rende, sarebbe ancora oggi in uso all’Impresa di lavori ferroviari Francesco Ventura di Paola, che fino alla fine degli anni ’90 lo ha utilizzato come raccordo per ricovero e manutenzione dei propri treni – cantiere. Non era infatti così raro, fino al 1999, veder arrivare alla stazione di Rende un qualche convoglio con sgargianti colori gialli da cantiere, nonostante la linea fosse ufficialmente chiusa dal 1987.
In ogni caso, una certezza c’è: l’Associazione Ferrovie in Calabria ha metaforicamente piantato una bandierina anche su questa ferrovia. Siamo certi che l’impegno darà buoni risultati anche in questo caso, come per la Ferrovia Silana, e piano piano porteremo ad una nuova vita anche la storica Paola – Cosenza, ingiustamente dimenticata, ma che ancora oggi, seppur con modalità adeguate ai tempi, ha ancora tanto da dare all’economia del territorio attraversato.