Il dramma dell’emigrazione calabrese: nulla è cambiato, tranne i mezzi di trasporto…
Nei giorni scorsi hanno fatto il giro d’Italia e del mondo, le incredibili ed anche struggenti immagini delle ripartenze di massa avvenute al termine delle festività natalizie, dalla Calabria verso il resto del Paese ed anche verso l’estero. Due immagini in particolare sono quelle riprese da tantissime testate giornalistiche, alcune conosciute a livello nazionale come Il Fatto Quotidiano, e si tratta di centinaia di persone in attesa di decine di autobus a San Giovanni in Fiore e presso l’autostazione di Cosenza (dove sembrava quasi di trovarsi allo stadio, poco prima del derby Catanzaro – Cosenza).
Chiaramente, in tutti gli articoli è stato messo in evidenza il dramma di un’emigrazione di giovani e meno giovani che oggi sembra riprendere vigore più che mai, considerando la quantità di persone, di autobus ed il caos che tutta questa massa di persone e mezzi ha provocato nelle strade limitrofe ai punti di partenza.
Peccato, però, che pur di fare notizia, si “spettacolarizzano” fenomeni purtroppo molto tristi, come appunto quello dell’emigrazione, ma che non sono certo una novità: l’emigrazione dei calabresi è una costante risalente a più di mezzo secolo fa, che mai si è arrestata, men che meno oggi.
In pochissimi articoli, invece, abbiamo notato la presenza di quello spunto che più dovrebbe far riflettere, ovvero il dramma (questo sì nuovissimo e risalente a meno di dieci anni a questa parte!) della mobilità dalla Calabria verso il resto d’Italia. Mobilità a lunga percorrenza ormai quasi totalmente monopolizzata dal trasporto su gomma, specie sul versante Jonico calabrese o comunque in quelle località difficilmente collegate all’unica linea ferroviaria di grande comunicazione rimasta in Calabria, ovvero quella Tirrenica.
San Giovanni in Fiore emigra, in modo forse peggiore rispetto ad altri centri calabresi, praticamente da sempre. L’unica differenza è che, fino al 2010, la carovana di bus, in molti casi tutti diretti verso la stessa destinazione, non esisteva: i “Sangiovannesi” li si ritrovava a centinaia sui marciapiedi della stazione di Crotone, a servirsi degli InterCity Notte “Freccia del Levante” da/per Milano Centrale, degli Espressi “Freccia Adriatica” da/per Torino Porta Nuova, degli Espressi da/per Roma Termini, per Bari Centrale.
Cosenza in questo periodo è un caso a parte: la maggior parte dei cosentini, in realtà, raggiunge agevolmente Paola per servirsi delle Frecce, InterCity ed InterCity Notte. Ma il 6 dicembre scorso, il deragliamento di un treno Regionale all’interno della Galleria Santomarco, ha di fatto tranciato il vitale collegamento ferroviario Cosenza – Paola, sostituendolo con bus in attesa di risvolti della magistratura che, ancora, si fanno attendere. Ed ecco quindi che anche “il cosentino” scopre molto più del solito, il servizio autobus a lunga percorrenza.
La Calabria Jonica tutta (dal rossanese al crotonese, catanzarese, soveratese, locride, area grecanica) ha rinunciato al treno ormai da anni, semplicemente perchè il treno non c’è. O, quel poco che c’è, è un InterCity Reggio Calabria Centrale – Taranto effettuato con una automotrice ALn663 o ALn668, ovvero la classica “littorina” quasi improponibile anche per un treno Regionale. Pochi fortunati, che si servono della coppia di InterCity 562/559 sullo stesso percorso, in coincidenza a Taranto con un InterCity Notte da/per Milano Centrale, hanno il privilegio di viaggiare a bordo di due vetture UIC-X trainate da un locomotore D445. Due vetture abbastanza comode, vicine allo standard InterCity, ma pur sempre utilizzate sui servizi Regionali (sul versante Tirrenico le stesse carrozze effettuano infatti questa tipologia di servizio).
Insomma, il trasporto su gomma, privato e non, visto che anche il gruppo Ferrovie dello Stato tramite la controllata Busitalia ha rilevato i servizi a lunga percorrenza della Simet, ha di fatto sostituito quasi totalmente i servizi ferroviari a lunga percorrenza calabresi. I pienoni di emigranti che fino a qualche anno fa si trovavano all’interno delle stazioni ferroviarie (si osservino le foto pubblicate di seguito), oggi si sono spostati sul loro piazzale esterno, dove solitamente effettuano fermata i bus, oppure nelle autostazioni.
E parte così la carovana dell’assurdo, otto o nove autobus con la stessa origine/destinazione pronti ad affollare e rendere ancor più rischiose le nostre disastrate strade, i nostri centri abitati, monopolizzando di fatto il segmento del trasporto viaggiatori terrestre da/per la nostra Regione. Ormai anche il viaggiare in aereo, nell’era delle low cost (in realtà un po’ in crisi anch’esse…), in Calabria sta diventando anch’esso un privilegio per pochi.
Sia chiaro che questo articolo non vuole certo essere una condanna al trasporto su gomma a lunga percorrenza, pur essendo noi di Associazione Ferrovie in Calabria, per ovvi motivi, contrari all’indiscriminata proliferazione di questi servizi, nell’era in cui il mondo civile punta al trasporto su ferro, sia per i viaggiatori che per le merci: è ovvio che senza autobus a lunga percorrenza, di fatto, la Calabria sarebbe oggi quasi completamente isolata. Senza questa modalità di trasporto, nessuno si accorgerebbe di questa presunta rinnovata “super emigrazione”, semplicemente perchè migliaia di calabresi non tornerebbero nella propria amata terra neanche per trascorrere le vacanze, non avendo un modo per arrivarci.
Lo scopo di queste poche righe non vuole essere quindi un “attacco alla gomma”, ma uno sprone a battersi tutti assieme, cittadini, associazioni e politica, con ancora più vigore, per un rilancio consistente del trasporto ferroviario specie a lunga percorrenza, su tutto il territorio calabrese, versante Jonico in primis (e la nostra proposta di elettrificazione di qualche giorno fa, va in questa direzione). Molte testate giornalistiche, molti esponenti della politica calabrese, invece di “stupirsi” per un fenomeno emigratorio esistente da decenni (che ha solo cambiato mezzi di trasporto) e che nessuno ha mai cercato di arrestare attraverso lo sviluppo economico e sociale della Calabria, farebbero meglio a chiedersi come sia possibile che, per andare da Catanzaro a Milano o da Cosenza a Torino, partano in periodo natalizio anche quindici bus al giorno – l’equivalente di un treno di dieci carrozze che non intasa le strade ed è molto più sicuro – , mentre sulle linee ferroviarie si viaggia…con bus sostitutivi o con Intercity-truffa effettuati con le littorine.
Mai come oggi è necessaria una riorganizzazione dei servizi InterCity Notte del versante Tirrenico calabrese, ripristinando la normalità dei servizi notte da/per Firenze/Bologna/Milano e Livorno/Genova/Torino, è sicuramente necessario almeno un collegamento Frecciarossa giornaliero tra Reggio Calabria e Milano Centrale/Torino Porta Nuova, una maggiore organizzazione dei servizi Regionali in coincidenza con i treni a Lunga Percorrenza nei principali hub calabresi, ovvero Reggio Calabria Centrale, Lamezia Terme Centrale e Paola. Senza dimenticare che una buona offerta ferroviaria, per una regione che vive quasi esclusivamente di turismo, significa portare maggiore sviluppo economico e quindi un (seppur piccolo) aiuto al contrasto al fenomeno migratorio: il turista di certo non scende in vacanza in autobus, anche perchè molto probabilmente non ne conoscerà neppure l’esistenza. Si accorgerà semplicemente che, per esempio Soverato o Gioiosa Jonica, sono quasi irraggiungibili in treno, sia direttamente dal resto d’Italia che da Lamezia Terme, in caso di arrivo in aereo…e quindi cercherà altre destinazioni, non per forza calabresi. Il treno, a differenza dei bus che partono carichi di emigranti e rientrano tristemente vuoti, è l’unico che mezzo che ha reso possibile un continuo scambio sociale e soprattutto economico per la nostra Regione, trasportando sì i nostri emigrati, ma anche migliaia e migliaia di turisti la quale presenza è stata garanzia di reddito (sia diretto che indiretto, grazie a tutto l’indotto che ruota attorno all’industria del turismo) a tantissimi nostri concittadini, ai quali la Calabria di oggi non garantisce più un posto di lavoro dignitoso.
Svegliamoci quindi, una volta per tutte, da questo torpore: smettiamola di piangerci addosso per fenomeni esistenti da decenni e rimbocchiamoci le mani per cambiare questa Calabria, iniziando dalle Ferrovie, sostenuti anche dai tanti piccoli ma importanti obiettivi raggiunti lo scorso anno dalla nostra Associazione.